lunedì 21 maggio 2012

Inclinazioni ed attitudini


Quando ho raggiunto Donna Winter su Greenfield, non avevo idea del perché mi avesse chiesto di farle compagnia. L’ho scoperto dopo pochi minuti, quando ho posato lo sguardo sul viso di un angelo di sei anni. La prima cosa che ho pensato scivolando con gli occhi sulla pelle morbida ed arrossata del suo viso, tra i capelli biondi, il piccolo broncio timido, è stata quella di volerlo ritrarre. Colin è pieno di vita, pronta ad esplodere da un momento all’altro e quando succederà desidererei intingere il pennello di setole provenienti dal mantello morbido degli andalusi di Bullifinch per tracciare sulla tela i tratti delicati dei suoi lineamenti. Non capisco perché Donna pensasse che fossi la persona più adatta per incontrare il bambino e, come ha detto lei, per sottoporlo ad un primo test sociologico: rapportarsi a persone nuove. Non sono propriamente una donna amabile o con istinto materno. L’unico motivo che mi spingerebbe a mettere al mondo un altro essere umano sarebbe l’esigenza di continuità, l’inconscio desiderio di proiettare una parte di me in un futuro remoto.

Miss Winter non smette mai di stupirmi, rivelando ogni giorno una sfaccettatura di sé che non avrei mai immaginato possedesse. Abbiamo pressoché la stessa età anagrafica e pensavo fossimo abbastanza simili per certi aspetti. L’estrazione sociale, l’attrazione verso il potere, un amore incondizionato per l’arte, sono solo alcune delle cose che ci accomunano. Ma la sua decisione di adottare Colin mi ha lasciata di stucco, evidenziando quali siano le differenze tra noi, più che le somiglianze. Io non mi sarei mai prodigata per un orfanello capitato per caso nella mia vita, non avrei sentito alcuna responsabilità verso di lui. Lei invece sì e sembra tenerci, fa di tutto per non scontentarlo, è premurosa, dolce, attenta ai suoi bisogni. Un atteggiamento che ha con tutti d’altronde. Colin si affida a lei con estrema fiducia, un po’ come fanno gli altri, come ho fatto io stessa e come rifarei ogni volta che mi sentissi in difficoltà, se non ci fosse il mio orgoglio a frenarmi il più delle volte.

Oggi mi è arrivato il suo invito ad una cena inaugurale nella sua nuova casa ad Horyzon. Sono estremamente curiosa sull’arredamento e sulla posizione scelta per l’appartamento. Vorrei regalarle qualcosa che possa adattarsi a qualsiasi ambiente e mi sono già messa in contatto con uno scultore di Berishan incontrato alcuni anni fa a New London, quando ancora frequentavo il Cabaret 2000. Mi manca il fermento artistico di quel periodo. Da allora sono diventata molto più brava. Ho impiegato circa 15 anni per formare quel talento artistico che naturalmente mi mancava. Ma ormai so di possedere una conoscenza ed un tocco in grado di creare opere degne di essere chiamate tali. Ho sudato per questo, altri, come Ming, hanno semplicemente sfruttato il dono che la natura ha posto in loro. Sono certa che questo mi rende un’artista più soddisfatta di qualsiasi altro non abbia dovuto sacrificare se stesso e sopportare innumerevoli fallimenti prima di giungere ad una completezza e  una coscienza necessarie.

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