martedì 26 giugno 2012

Lacrimosa

Ho immaginato tutto in modo così nitido, che è come se fosse accaduto davvero. La lama del coltello che premeva sulla gola di Rachel, trafiggendola. Un fiotto di sangue che schizzava sul mio viso. Cercavo le corde vocali tra le sue strazianti urla. Affondavo e finalmente la zittivo. In sottondo, nella mia mente, una una schiera di angeli con ali bianche cantava:


Avrei voluto farlo davvero, avrei potuto. Mi sentivo sicura con Jennifer nei paraggi e Zoya al mio fianco, pronta ad intervenire, oltre a provare una sprezzante indifferenza per le conseguenze che il mio gesto avrebbe generato. Ma quella serpe maldestra, ha avuto la fortuna dalla sua ieri notte.

"...obbligo di firma presso Capital City per giorni 15 dopo il rilascio."
Ricordavo perfettamente la sua condanna. La mia memoria, nemica e alleata.
Se non si fosse presentata a firmare, sarebbe stata nuovamente caccia all'uomo e presto o tardi avrebbero scoperto tutto. Si tratterebbe pur sempre di omicidio, anche se di uno scarto sociale, disadattato. Ho fatto una promessa a Rachel e a me, Zoya mi è testimone: ogni stilla del sangue Adams uscirà da quel corpo indegno. L'unica cosa che desidero e che ora mi offusca la mente, escludendo qualsiasi altro pensiero... o quasi...

Mi ha chiesto di diventare la sua compagna, ufficialmente. So quanto sforzo ha impiegato per pronunciare quella frase e anche solo per pensarla ed accettarla. Apnea. Il mio cuore strideva nelle mie orecchie, urlava consenso. L'Ombra ormai striscia sotto la mia pelle, riuscirei a strapparla via solo staccandomi le carni di dosso e provando una sofferenza inimmaginabile. Anche lei mi ha fatto una promessa, resterà o mi porterà con sé, senza più lasciarmi al margine della sua vita. Spero per me che mantenga la parola, o dovrò prepararmi ad una muta dolorosa.
 

mercoledì 6 giugno 2012

La Nike


Non appena ho varcato quella soglia, i miei occhi si sono posati su una lux car viola, smagliante. Accanto ad essa, ad attendermi, c’era Jennifer. Non mi aspettavo di vedere proprio lei. Immaginavo che se non ci fosse  stato Brent o Mughain, sarebbe venuto ad accogliermi e a prelevarmi qualcuno di Hall Point. È stato strano vederla lì, ma il viaggio insieme si è rivelato piacevole, com’è sempre la sua compagnia. Quella donna mi è piaciuta subito. È pratica, schietta e diretta. Oltre al fatto che coltiva come me un disprezzo profondo nei confronti di Josephine Leroux. Di nuovo lei tra i miei pensieri. Ed è stata proprio Jennifer a richiamarla alla mia mente, istillandomi il dubbio che tutto ciò che è accaduto in questi giorni, sia soltanto opera sua e che Rachel non rappresenti null’altro che una pedina del suo gioco sadico. D’altronde perché quella psicotica sciocca e sconsiderata avrebbe dovuto volermi incastrare? 

Lo scoprirò e non voglio arrovellarmi il cervello, per ora, nel cercare una risposta che saprebbe comunque di incertezza.

Non avrei mai pensato di avere il desiderio di tornare tra le paratie metalliche di questo skyplex e per un motivo diverso da Mughain. Mi sono sentita osteggiata dalla società di cui ho fatto parte e di cui mi sentivo parte fino a pochi giorni fa. La realtà del Core, l’Alleanza, l’unione, la stessa per cui mio padre si è battuto, è d’un tratto diventata il mio nemico, il mio carnefice. Mi sento improvvisamente estranea ad essa, così come sento per la prima volta che il mio posto è su Hall Point, al fianco di Brent, nel letto di Mughain, con Electra a guardarmi le spalle, respirando l’odore di alcol e fumo che avvolge la figura del dottor Ritter.
La detenzione è stata terribile. Non per le condizioni fisiche. Ma per quelle psicologiche. L’angoscia e l’impotenza cospiravano contro il mio sonno tenendomi sveglia a riflettere sulle conseguenze di una condanna pubblica. Sono macchiata irrimediabilmente. Favoreggiamento. Una parola che mi dà i brividi se solo la scandisco mentalmente e una rabbia cieca mi coglie se ripenso a Rachel, al suo sorriso arrogante sulla sedia dietro il vetro infrangibile della sala adibita alle visite penitenziarie. Sento la sua voce mentre confessa di essere stata delusa dal fatto che non l’abbia denunciata. Folle. Insana. La stanerò, l’ho promesso, a me e a lei. 

“Ogni minuto che passa è un’occasione per rivoluzionare tutto completamente”

Oggi ho fumato una sigaretta assieme a Jennifer. Non ho più motivo di mantenere un’immagine integra e impeccabile. Una statua con una crepa, seppur bellissima, non ha più lo stesso valore. Quell’unica crepa l’avrà per sempre guastata agli occhi altrui che dimenticheranno tutto ciò che è stata prima, soffermandosi sull’incrinatura presente.
Dovrò compiere una scelta: restaurare la statua o distruggerla completamente.

Di una cosa sono rimasta sorpresa io stessa. La quantità di persone che si sono interessate a me. È dolce la soddisfazione di sapere che Wolfe aveva torto. Contrariamente a quanto pensa, si nota anche l’assenza di una donna egoista e immorale come me a quanto pare…

lunedì 21 maggio 2012

Inclinazioni ed attitudini


Quando ho raggiunto Donna Winter su Greenfield, non avevo idea del perché mi avesse chiesto di farle compagnia. L’ho scoperto dopo pochi minuti, quando ho posato lo sguardo sul viso di un angelo di sei anni. La prima cosa che ho pensato scivolando con gli occhi sulla pelle morbida ed arrossata del suo viso, tra i capelli biondi, il piccolo broncio timido, è stata quella di volerlo ritrarre. Colin è pieno di vita, pronta ad esplodere da un momento all’altro e quando succederà desidererei intingere il pennello di setole provenienti dal mantello morbido degli andalusi di Bullifinch per tracciare sulla tela i tratti delicati dei suoi lineamenti. Non capisco perché Donna pensasse che fossi la persona più adatta per incontrare il bambino e, come ha detto lei, per sottoporlo ad un primo test sociologico: rapportarsi a persone nuove. Non sono propriamente una donna amabile o con istinto materno. L’unico motivo che mi spingerebbe a mettere al mondo un altro essere umano sarebbe l’esigenza di continuità, l’inconscio desiderio di proiettare una parte di me in un futuro remoto.

Miss Winter non smette mai di stupirmi, rivelando ogni giorno una sfaccettatura di sé che non avrei mai immaginato possedesse. Abbiamo pressoché la stessa età anagrafica e pensavo fossimo abbastanza simili per certi aspetti. L’estrazione sociale, l’attrazione verso il potere, un amore incondizionato per l’arte, sono solo alcune delle cose che ci accomunano. Ma la sua decisione di adottare Colin mi ha lasciata di stucco, evidenziando quali siano le differenze tra noi, più che le somiglianze. Io non mi sarei mai prodigata per un orfanello capitato per caso nella mia vita, non avrei sentito alcuna responsabilità verso di lui. Lei invece sì e sembra tenerci, fa di tutto per non scontentarlo, è premurosa, dolce, attenta ai suoi bisogni. Un atteggiamento che ha con tutti d’altronde. Colin si affida a lei con estrema fiducia, un po’ come fanno gli altri, come ho fatto io stessa e come rifarei ogni volta che mi sentissi in difficoltà, se non ci fosse il mio orgoglio a frenarmi il più delle volte.

Oggi mi è arrivato il suo invito ad una cena inaugurale nella sua nuova casa ad Horyzon. Sono estremamente curiosa sull’arredamento e sulla posizione scelta per l’appartamento. Vorrei regalarle qualcosa che possa adattarsi a qualsiasi ambiente e mi sono già messa in contatto con uno scultore di Berishan incontrato alcuni anni fa a New London, quando ancora frequentavo il Cabaret 2000. Mi manca il fermento artistico di quel periodo. Da allora sono diventata molto più brava. Ho impiegato circa 15 anni per formare quel talento artistico che naturalmente mi mancava. Ma ormai so di possedere una conoscenza ed un tocco in grado di creare opere degne di essere chiamate tali. Ho sudato per questo, altri, come Ming, hanno semplicemente sfruttato il dono che la natura ha posto in loro. Sono certa che questo mi rende un’artista più soddisfatta di qualsiasi altro non abbia dovuto sacrificare se stesso e sopportare innumerevoli fallimenti prima di giungere ad una completezza e  una coscienza necessarie.

lunedì 7 maggio 2012

Regali inaspettati





Capita alle volte che ti ritrovi un abito di ottima fattura ad attenderti nel tuo alloggio privato. E capita a seguito di un casuale incontro al Bai Club di Cap City. Molly e Archibald Lewis, della Lewis Fashion di Agatha. Avrei tanto voluto che si strozzasse quell'oca starnazzante, ma si è fatta perdonare a suo modo per il fastidio che la sua voce arreca.

domenica 6 maggio 2012

...


Ombra che danza tra le ombre, sottraendosi alla mia vista per lunghi periodi strazianti. L’illusione che fosse tornata, tornata davvero, è durata pochi battiti di ciglia e qualche amplesso. Il lavoro, sempre troppo su uno skyplex, dovrebbe risucchiarmi nel suo vortice e sottrarmi ai pensieri. Ma quelli sembrano vorticare insieme a me, seguendomi ovunque, su Greenfield con Jennifer, sulla Almost Home col Capitano Rooster per controllare le scansioni di Safeport, su Richleaf con Ritter in cerca di un laboratorio. E in ogni angolo di Hall Point. Anche adesso, è il primo pensiero che mi ritrovo a trascrive senza premeditazione. Nonostante mi sforzi ad occupare tutto il mio tempo, lei riesce sempre ad insinuarsi nei miei vuoti colmandoli di una mancanza lacerante. Ho anche pensato di lasciarla, ma a cosa varrebbe? L’amore possiede un dominio che sbaraglia banali raggiri. Mi struggerei sapendo di essere io stessa a privarmi di colei che desidero sopra ogni cosa. Probabilmente è questo che mi rende così vulnerabile alla sua assenza e così legata a lei, il continuo desiderarla, e si desidera solo ciò che non si riesce ad ottenere mai. Più mi sfugge, più la sento conficcata dentro di me.

Percepisco anche un’altra assenza, quella di Miss Winter. Il fantasma di Hall Point, appare e scompare a suo piacimento, senza mai lasciarci definitivamente. Ha affittato una camera nell’area VIP dello skyplex e chissà se si sia domandata chi ha dato disposizione che venisse riempita di fiori freschi ogni volta che lei torna ad abitare questi luoghi. Probabilmente penserà che sia stata un’idea di Brent. Lui se la sta cavando piuttosto bene. È un uomo intelligente, astuto e pragmatico, d’altronde. Tutte qualità che lo rendono, insieme all’innata avvenenza, degno del mio rispetto. L’affinità che ci lega va oltre il semplice rapporto di lavoro, di lui mi fido ciecamente, forse più di Mughain stessa. Comprendo tutto del nostro rapporto, è chiara ogni dinamica che avviene tra di noi. C’è un unico aspetto che sfugge al mio cercare di razionalizzare e ordinare le relazioni che vivo: la gelosia che mi ha colto vedendolo in ambigui atteggiamenti nei confronti di Amelie. Perché dovrebbe infastidirmi saperlo attratto da lei? Amelie è bellissima, incantevole, intelligente, gradevole, è la donna più vicina alla perfezione che abbia mai conosciuto, anche più di Donna Winter, o forse lo sono entrambe ma in modo differente. L’ho ritratta finalmente, e l’ho baciata. Dovevo saggiare la consistenza delle sue labbra, sentirne il sapore, l’odore. Non avrei saputo dipingerle se non lo avessi fatto. Schiudono le porte del nirvana, ma non ho provato un piacere fisico. Difficile spiegare quale sia stata la mia sensazione. Non c’è nulla di carnale nella mia attrazione nei suoi confronti, mi pongo nei suoi riguardi come un artista con una Musa ispiratrice e mi sento da lei stimolata. Peccato che sia così succube dei veti che le impongono la Casa e Josephine Leroux. Sarebbe diventata la mia fonte di ispirazione personale. L’avrei resa un’icona d’arte, come ho reso Ming una stella brillante. La tournée si sta concludendo e tutto è andato secondo le mie aspettative. Ogni tappa un successo. Aspetto di presenziare all’ultimo concerto con il dottor Ritter, su Jutòu.

Devo portare TurnerNox con me al Bai Club. Sarà più facile mostrargli in che modo dissimulare e plasmare se stessi in certe situazioni, praticamente. Brent pone troppa fiducia in quel ragazzo, ma devo ammettere che ha delle qualità, è riuscito a trovare il capannone per il torneo e i partecipanti. Io mi sono limitata a parlarne a chi di dovere e la voce ha già cominciato a circolare negli ambienti più in del Core.

giovedì 19 aprile 2012

...

Ho avuto bisogno di qualche giorno per riflettere.

Donna Winter lascia Hall Point.
Il Celestiale Demonio abbandona il suo regno nelle mani del suo pupillo, Brent Ratliff.
Delusione. Solo un momento, prima che il buonsenso mi rendesse la lucidità necessaria perché comprendessi ed approvassi la sua decisione.

La notizia ha scosso tutti. Difficile immaginare lo skyplex senza di lei.
Ho la sensazione che nonostante tutto continuerà a proteggere coloro che hanno stretto il "patto" sacrilego con lei. Non è un'alleata qualunque Miss Winter, è piuttosto una sorta di figura arcana, una mecenate.
Le ho fatto realizzare un gioiello unico dai fratelli Maṇikāra, sono certa che apprezzerà.




Mughain ed io ci siamo distrutte.

Siamo rinate, due fenici.