Quando conobbi Miss Wilson mi domandò se fossi mai stata su Greenfield. Le risposi di si, quando ero più giovane e che l'unica cosa che rammentavo con chiarezza era la puzza di sterco. Mentii.
Era l'estate del 2504, un paio d'anni prima che le ideologie divenissero armi da impugnare ferocemente. Adam mi convinse a rinunciare all'abituale settimana su Corona assieme ai nostri genitori per trascorrere un mese sul pianeta verde. Il mio entusiasmo si spense non appena mettemmo piedi fuori dalla nave. A parte il viaggio, troppo lungo per i miei standard, che mi rese irritata, stremata e maldisposta, quelle distese di prati soleggiati, la natura rigogliosa e tutt'altro che artificiale, i bei rancheri con i loro stivaloni e il petto nudo e abbronzato, mi lasciarono totalmente indifferente. Se non fosse stato per mio fratello che mi trattenne dal prendere la prima nave con rotta verso il Core, non sarei rimasta che poche ore. Col passare dei giorni le cose cambiarono e a due settimane dal mio arrivo, sentivo di essere rinata nella solitudine che potevo ritagliarmi nelle lunghe passeggiate sotto al sole. Mi sentivo libera dalle maschere di dissimulazione che portavo ogni giorno ad Horyzon, per quanto fossi giovane. Libera, perché sapevo di non dover condividere nulla di duraturo con nessuna delle persone che incontrai su quel pianeta, non avevo bisogno di compiacere, sorridere, comportarmi secondo l'etichetta. Non strinsi alcun legame, non ne vedevo la necessità, e ne fui felice. Potevo scegliere di essere sola, di avvolgermi completamente su me stessa.
"Nemo in sese tentat decsendere"
Nessuno tenta discendere in sé. Tutti rifiutano la verità racchiusa in se stessi. Io l'ho fatto, sono scesa nei meandri più oscuri del mio animo, e ne sono risalita. Indenne, solo più consapevole.
Ho ritrovato nella memoria estesa dell'holodeck il video che Adam montò di quei giorni. Sorridevo.
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